DI: CARLO CHIARIGLIONE__________

 

Cuneo, li 01/12/2016

 

Egregio Presidente della Repubblica Senatore Sergio Mattarella,

Chi Le scrive è un semplice e libero cittadino che vive con sofferenza e indignazione la spudorata violenza perpetrata su questa Patria, ormai spogliata del suo glorioso e invidiato passato.

Mi rivolgo a Lei Sig. Presidente Mattarella, perché penso che per le qualità umane che dimostra e l’incarico che ricopre possa essere la persona più sensibile e ricettiva per poter richiedere alla politica quei rimedi necessari per la soluzione dei problemi che stanno togliendo la dignità agli Italiani e alla Patria.

Mi rivolgo a Lei nel modo meno opportuno ma più rapido e diretto perché ritengo assolutamente necessario in questa fase storica del Paese, ricevere dal Capo dello Stato delle immediate e sincere parole chiarificatrici e confortanti a noi tutti necessarie.

Mi rivolgo a Lei per richiedere quell’aiuto che in passato è stato negato a tanti italiani, costretti loro malgrado e senza colpe a confrontarsi con problemi ormai più grandi di loro e cedendo infine nella volontà di lottare soccombendo nel peggiore dei modi.

La perdita di fiducia nelle Istituzioni, aggiunta alla cancellazione della propria dignità e della propria umanità, hanno già causato troppi lutti, troppe lacrime e troppe sofferenze nelle famiglie italiane.

Mi rivolgo a Lei ora, perché le famiglie più deboli non debbano continuare a piangere la perdita di un loro caro, per poi ricevere quale unico conforto dalle Autorità Istituzionali di cui Lei è la figura più alta, il postumo messaggio di circostanza “non sapevamo del problema, altrimenti avremmo fatto il possibile per aiutarlo, se avesse parlato prima saremmo sicuramente intervenuti”.

La situazione del Paese non permette più intempestivi interventi alle disgrazie economiche e sociali ormai conosciute e ancor peggio preannunciate.

La sofferenza vissuta in maniera sempre più dilagante dagli italiani impone da parte delle Istituzioni un impegno etico, reale, sostenibile, strutturato, lungimirante ed immediato.

Mi rivolgo a Lei Sig. Presidente perché attraverso la carica che riveste Lei è lo Stato.

Mi rivolgo a Lei Sig. Presidente perché dal momento del Suo insediamento ha dichiarato di voler combattere le inefficienze e le aberrazioni presenti nel nostro Paese.

Mi rivolgo a Lei Sig. Presidente poiché attraverso il Suo Ruolo può impedire il decadimento morale e istituzionale che noi cittadini tutti stiamo vivendo e che è per noi fonte di forte sofferenza e alienazione.

Mi rivolgo a Lei Sig. Presidente poiché anch’Io sono lo Stato.

Io sono lo Stato perché come Lei Lo servo secondo le mie capacità e aspirazioni, ovvero vestendone una divisa.

Io sono lo Stato perché attraverso la divisa garantisco quella Libertà e quella Democrazia a Lei necessarie e vitali per svolgere al meglio, adesso ancor più di prima, il Suo delicato e indispensabile lavoro.

Io come Lei sono lo Stato, perché attraverso la divisa Lo valorizzo, Lo servo e Lo difendo. Io come Lei sono lo Stato perché per servirLo e per difenderLo, ho rinunciato agli affetti, alla libertà ed a un lavoro meglio retribuito.

Io sono lo Stato perché come Lei ho sacrificato le mie forze, le mie capacità e il mio tempo al bene e alla tutela del mio Paese e del mio Popolo, esponendomi sempre in prima persona.

Io sono lo Stato perché come Lei credo che le Istituzioni tutte non debbano vessare i cittadini o peggio ancora ignorarne paure e aspettative, bensì tutelarli ascoltandoli.

Come Lei credo che le Istituzioni di cui facciamo entrambi parte e che rappresentiamo debbano realmente tutelare, sostenere e difendere la libertà e la dignità dei cittadini attraverso una Democrazia libera e sostenibile.

Ma una Democrazia, per essere tale, deve incontrovertibilmente essere sia sostenuta e difesa da una classe politica onesta, capace e moralmente inattaccabile, sia garantita nel suo percorso e nella sua tenuta da un sistema giuridico giusto, etico, efficiente, e per prima cosa efficace.

Spero di poter trovare il Suo appoggio su quanto appena affermato, dato che nel Suo illustre pregresso politico e professionale, spicca tra gli altri l’incarico di Giudice della Corte Costituzionale.

Sig. Presidente, i motivi che mi hanno spinto a rivolgere a Lei queste parole sono una sofferenza ed una inadeguatezza che sto vivendo negli ultimi anni e mai provate prima.

A causa di tale condizione, ora sono a chiedermi se questo Stato di cui faccio parte e che difendo contro tutto e contro tutti, sia ancora lo stesso Stato per il quale nel 1994 ho deciso di indossare la divisa e verso il quale ho giurato incondizionata fedeltà.

Mi pongo questo dubbio, perché non posso sopportare che le Istituzioni che rappresento e di cui faccio parte possano aver prima creato poi agevolato, quindi accettato delle vere e proprie aberrazioni morali oltre che legislative.

Non posso accettare che il Mio Paese, per il quale quotidianamente rischio la vita, mi ammalo, prendo insulti, perdo l’affetto dei cari e di una bimba di dieci mesi, possa accettare passivamente situazioni, regole e consuetudini che nulla hanno a che fare con parole quali onore, etica, legalità, equità, giustizia legale e sociale, ovvero una Democrazia sostenibile.

Uno Stato forte e motivato da buonafede, ad esempio, dovrebbe impegnare realmente tutte le “armi” a sua disposizione per sconfiggere la madre di ogni male, indiscutibilmente rappresentata dalla Mafia e dal sempre più dilagante atteggiamento mafioso. Contrariamente a quanto realmente succede ora nel Paese, la lotta a ogni forma di mafia dovrebbe essere uno degli impegni principali di uno Stato che si è visto portar via i figli migliori da tale “merda sociale”, poiché di questo si tratta.

Merda sociale.

Questa mancata reale volontà di distruzione della Mafia è ciò che viene percepito dai cittadini.

Questi “figli” si sentono sempre più abbandonati e non tutelati.

E tra questi figli, cui lo Stato ha mancato il sostegno tradendoli, annovero l’enorme numero di vittime sconosciute ma morte per aver creduto in ideali e per essersi fidati di uno Stato che invece di star loro accanto ha voltato loro più volte le spalle, per poi dimenticarli del tutto.

Annovero Tutti gli uomini in divisa, i quali scendono quotidianamente in strada a prestare il loro servizio in favore dell’istituzione e dei cittadini, mossi dall’illusione di poter combattere il “male” poiché forti della tutela dello Stato e delle Istituzioni.

Illusione appunto, svanita quando hanno preso coscienza di esser stati trucidati nello svolgimento del loro servizio, poiché lasciati soli e poi dimenticati.

Richiamo tutti quei cittadini, quegli imprenditori che prima sono stati incoraggiati dallo Stato a denunciare i torti subiti dalla Mafia per poi essere dalle stesse Istituzioni abbandonati e inascoltati, quindi esposti alle ritorsioni dei loro aguzzini.

Alcuni di loro, proprio per l’indifferenza istituzionale, hanno perso la vita.

Ma tra questi figli traditi devo citare anche quelli più conosciuti, quali ad esempio il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, i Giudici Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, il giornalista Giuseppe Impastato, il prete Don Pino Puglisi, il Presidente di Regione Piersanti Mattarella, Suo fratello, ucciso perché, per usare le parole del Procuratore Caselli, “uomo onesto e coraggioso ucciso proprio perché onesto e coraggioso”.

Ciò che serve adesso a questo Stato non è una riforma costituzionale incerta, torbida e non condivisa.

Ciò che cercano i cittadini non è una riforma costituzionale spacciata come “la cura” di ogni male italiano, comprese le malattie vere e proprie che mietono vittime tra le famiglie. Ciò che necessita il Paese non è una riforma costituzionale costruita da una classe politica che è dedita alle promesse e alle “mancette” pre-elettorali.

I cittadini non si meritano di essere governati da politici che usano ancora e spudoratamente il sistema clientelare.

La cura per i mali della nostra martoriata Patria non può e non deve essere rappresentata dall’arroganza di alcuni politici che puntano solo ad aumentare il loro ego ed il loro potere. La Costituzione deve essere scritta in comunione da tutte le forze politiche al fine di poter tutelare e rispettare tutti gli italiani.

Ciò che realmente necessita alla Patria è una di classe politica più onestà, più coraggiosa e più concreta.

Non ci meritiamo ancora tracotante demagogia finalizzata solo al reperimento di facile consenso, ma non basata su fattibilità o vera volontà di un effettivo cambiamento.

Ad esempio.

Se è vero che tale riforma costituzionale tra le tante motivazioni ha quella di ridurre i costi della politica (57.700.000 di euro), allora non si capisce come mai pochi mesi fa gli stessi promotori del “SI”, non hanno voluto accorpare il referendum sulle trivelle con le votazioni Amministrative, facendoci perdere ben 300.000.000 di euro; hanno votato contro il taglio degli stipendi di tutti i politici; ha speso 175.000.000 di euro per acquistarsi un nuovo aereo “personale”, che ora ci costa 14.600.000 euro all’anno di spese; abbia stanziato 97.000.000 di euro per un torneo di golf.

E non entro al momento nel merito dell’implosione a cui ci esporrà tale riforma. Complicazione che nessuno ha valutato e che oltretutto ci esporrà a una crisi nei confronti dell’Europa e degli accordi presi con la Comunità europea.

Signor Presidente in che modo possono queste realtà, questi comportamenti tenuti dallo Stato, far crescere la fiducia nelle Istituzioni che Noi rappresentiamo?

Si può ancora chiedere fiducia, impegno, sacrifici ai cittadini, se proprio il Ministro dell’Economia Padoan non conosce i prezzi di un litro di latte, di benzina o la retta per l’asilo che deve sostenere una famiglia?

In che modo questo Ministro dell’Economia e delle Finanze che non conosce le realtà più necessarie e le fatiche quotidianamente vissute dai cittadini per arrivare a fine mese, può riuscire a risolverne i problemi?

Con che coraggio e con che onore posso dire a mia madre che lo Stato che io rappresento, la costringe a sopravvivere con 200 euro di pensione al mese?

Questo anche a fronte del fatto che persone istituzionali godono di pensioni superiori più di 100 volte rispetto a quelle dei cittadini normali?

Come fa il Ministro del Lavoro Poletti a dichiarare senza vergogna che con 300 euro di pensione si può vivere dignitosamente?

In che mondo vivono questi politici?

Che Stato è quello che costringe 530 professionisti tra Operatori Tecnici, Collaboratori Amministrativi, Ricercatori Borsisti ed altro, ad occupare dal 21 novembre l’Istituto Superiore della Sanità a Roma al fine di far cessare la immorale e indegna realtà che li vede lavoratori precari da oltre 30 anni?

Signor Presidente provi a chiedere alla Sig.ra Loredana Bastianelli con che umiliazione e stress vive da oltre tre decenni con questa spada di Damocle sulla testa.

Come può questa madre vivere in serenità nella propria famiglia se rischia ogni giorno di perdere a cinquant’anni il proprio lavoro?

In che modo può vivere se nella testa non riesce a vedere un futuro sereno per i propri figli?

Si può chiedere fiducia a un malato di epatite se, a fronte di spese milionarie inutili o posticipabili perpetrate dallo Stato, si vede costretto a spendere 24000 euro per comprarsi una medicina che lo Stato non eroga, e che oltretutto all’estero ne costa solo 2000?

Ci possiamo affidare ad una classe politica che non ha la minima cognizione della vita reale vissuta dai propri cittadini?

Ci possiamo affidare a una classe politica che perde il tempo a litigare su riforme non vitali, su Ponti sullo Stretto e su come fare alleanze e scissioni politiche, ma che poi non si rende conto che nel florido e settentrionale Piemonte, una donna di 85 anni è lasciata abbandonata in balia di se stessa per 19 ore su una barella del pronto soccorso?

In che modo posso ancora difendere lo Stato che rappresento con la mia divisa se lo stesso ha lasciato che le mafie si potessero inserire indisturbate, in ogni ramificazione delle Istituzioni, manovrandole e in alcuni casi governandole?

Con che dignità posso guardare negli occhi chi mi chiede cosa mi spinge ad indossare una divisa per difendere la Patria, anche sacrificando la mia stessa vita, se poi la stessa Istituzione agevola un’ immigrazione insostenibile e non controllata, ovvero in deroga ad ogni norma di sicurezza?

Immigrazione voluta non per bontà o per altruismo cristiano, ma per pure finalità economiche e contrattuali.

La maggior parte di questi stranieri, per affermazione delle stesse Istituzioni, vengono lasciati liberi di scomparire nel Paese senza nemmeno essere identificati.

Le condizioni indecenti e disumane in cui versano gli immigrati abbandonati a loro stessi nelle città, sono un valido esempio del fatto che lo Stato in tale azione sicuramente non sia mosso da compassionevoli valori cristiani.

Come posso spiegare alle persone che incontro del perché lavoratori dello Stato che si sono ammalati con evidenti correlazioni tra servizio prestato e malattia riscontrata, devono far causa allo stesso Stato per farsi riconoscere tale dipendenza?

E peggio ancora, come posso spiegare ai figli di quei colleghi morti per tali malattie, del perché i loro padri negli ultimi anni non gli hanno potuto dedicare quell’affetto e quella serenità familiare a loro dovuta, per il solo motivo di essere stati impegnati a difendere la propria dignità e l’avvenire dei propri figli in lunghi processi che, nella maggior parte dei casi, si concluderanno dopo la morte del genitore stesso?

Vorrei ad esempio che le Istituzioni tutte si rivolgessero ai figli del mio fraterno amico e collega Ranger Attianese Antonio che da anni lotta contro una malattia che lo sta minando nel fisico e contro uno Stato che lo sta distruggendo nella mente, per dirgli “state tranquilli, risolviamo noi i problemi che state vivendo, voi pensate solamente a godervi l’affetto di vostro padre in serenità e gioia”.

Signor Presidente, Le chiedo in che modo ci si deve ancora fidare di uno Stato che ingiuria, minaccia, inventa denunce infondate, umilia, trasferisce per punizione propri uomini a 700 km solo per il fatto che questi hanno “osato” evidenziare dei comportamenti arrogantemente irregolari ed illegali perpetrati da rappresentanti delle stesse Istituzioni di cui fanno parte?

Signor Presidente, qual è il limite che separa la giusta lealtà e abnegazioni dovuta alle Istituzioni, dal comportamento omertoso e accondiscendente verso le aberrazioni istituzionali?

Un uomo delle istituzioni come può difendere e servire lo Stato in rispetto della Costituzione, se dallo stesso troppo spesso riceve solo minacce, ritorsioni e umiliazioni? Quello che non riesco a concepire Signor Presidente è come sia possibile avere in uno Stato evoluto e Democratico quale l’Italia si vanta di essere, un sistema giudiziario totalmente inefficiente e inefficace, assolutamente non finalizzato al raggiungimento della verità, ovvero della difesa del giusto.

Le chiedo signor Presidente che fiducia si può avere in uno Stato che ha costruito un sistema giudiziario che invece di essere basato sulla legalità e sulla concretezza, è strutturato per rendere impossibile a Giudici e Procuratori di poter lavorare in maniera razionale e funzionale, ovvero per l’ottenimento della verità e della giustizia?

E’ utopistico che in questo sistema si possa difendere realmente la giustizia e la buona fede.

Una semplice prova empirica confermerebbe inequivocabilmente tale affermazione.

Se è vero che lo Stato costituzionalmente deve tutelare ogni cittadino al massimo delle possibilità, allora questo sistema non è confacente alla nostra Costituzione e non è rispettosa dei cittadini più deboli, meno colti e meno abbienti.

Tale sistema avvantaggia i delinquenti, perché sanno che se rubano, truffano o comunque delinquono, attraverso degli escamotage tecnici o puntando semplicemente a una prescrizione sopraggiunta potranno uscirne fuori puliti, a discapito di chi ha subito il torto e che si è visto portar via tutta la propria vita.

Siamo passati dal “ridammi quello che è mio altrimenti ti denuncio”, al “se lo rivuoi, fammi causa”.

Come faccio a non essere confuso nel vedere che lo Stato che servo, attraverso le norme dallo stesso emanate, permette agli imputati e agli Avvocati di mentire senza avere il timore di essere sanzionati o denunciati?

Queste norme non etiche e inique non tutelano il semplice, il giusto e il mite, bensì avvantaggiano l’arrogante, il furbo e il delinquente.

Signor Presidente, la politica dovrebbe prima creare uno Stato sostenibile e giusto in cui non sia necessario delinquere, poi dovrebbe creare una Giustizia con leggi semplici, precise, concise e tassative, quindi imporle.

Una volta imposte le regole con metodo giusto ed equo, ma soprattutto intransigente, i cittadini passerebbero dal rispettare le leggi perché imposte, al difenderle perché giuste. Una volta diventato questo comportamento lecito ed etico, ovvero “naturalmente appreso”, da parte dello Stato non servirà nemmeno più l’azione coatta per raggiungere tale fine.

Ma per convincere i cittadini, le Istituzioni dovrebbero dare il buon esempio in tutto.

Le istituzioni non dovrebbero nemmeno dare adito al concetto d’impunità e d’inaffidabilità. Lo Stato dovrebbe implementare un sistema legislativo in cui sia immediatamente perseguita, attraverso un canale giudiziale dedicato e rapidissimo, quella persona che rivestendo una carica politica o istituzionale, quindi, durante e per mezzo del proprio ruolo, dovesse commettere un atto oggettivamente illecito.

I politici che commettono atti illeciti durante il loto mandato non dovrebbero avere attenuanti, bensì solo aggravanti.

Non dovrebbero avere la possibilità di godere della prescrizione, tantomeno della possibilità di vedere declassati i reati per i quali rischiano una condanna.

Nel momento in cui si evincesse il dolo, in altre parole il danno verso lo Stato e verso i cittadini, lo Stato dovrebbe attuare per tale politico indegno, una immediata e totale interdizione perpetua di ogni incarico o qualsivoglia collegamento con interessi pubblici.

Una volta acclaratone il comportamento illecito, lo Stato dovrebbe attuare anche un totale sequestro dei beni, poi da devolvere in beneficenza e una condanna esemplare.

Servire lo Stato deve tornare a essere un onore e una missione, e non il modo più semplice e più sicuro per delinquere e rimanere impuniti.

Solo dando realmente il buon esempio ai cittadini, questi potranno nuovamente fidarsi delle Istituzioni, ovvero difenderle e servirle.

Sig. Presidente, nell’augurarle di poter sempre prendere le decisioni migliori in favore di questo ancora salvabile Paese, quindi per convinzione e non per convenienza, Le invio i miei più cordiali ed affettuosi Saluti.

 

Cordialmente

 

Carlo Chiariglione