La battaglia per fare approvare la proposta di legge voluta dal Presidente Gian Piero Scanu non è ancora terminata.

La votazione che sarebbe dovuta esserci il 16-12-2017 è stata rinviata e il Presidente Scanu è sempre più isolato e ostacolato.

Si cerca di procrastinare tale evento al fine di non portare a compimento tale epocale trasformazione che andrebbe a favore di tutti i cittadini in divisa e delle loro famiglie.

Questa proposta di legge mira a ridare dignità e serenità a tutto il personale in divisa, poiché lo toglierebbe dall’imbarazzante e denigrante situazione di dover “elemosinare” ciò che già per legge gli spetterebbe, ovvero il riconoscimento delle cause di servizio per malattie intercorse in servizio e una vera tutela sul posto di lavoro.

ORA OGNI CAUSA DI SERVIZIO, TRANNE PER I PIU’ “FORTUNATI”, DURA DECENNI.

CON L’ACCETTAZIONE DELLA PROPOSTA “SCANU” I TEMPI SI RISTRINGEREBBERO A POCHI MESI CON UNA RISPOSTA IMMEDIATA CIRCA L’ESITO.

CIRCA 350 MILITARI MORTI E PIU’ DI 7000 MALATI NON BASTANO A SMUOVERVI?

E SE TOCCASSE A VOI? CHI VI TUTELERÀ’? CHI TUTELERÀ’ I VOSTRI FIGLI E LE VOSTRE FAMIGLIE?

 

DA MORTI NON AIUTERETE PIU’ NESSUNO E ALCUNO AIUTERÀ’ VOI!

 

DOPO TRE COMMISSIONI DI INCHIESTA È ORA POSSIBILE UNA SOLUZIONE DEFINITIVA.

LA “IV Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle vittime dell’uranio impoverito” ha inteso superare il dibattito, tra colpevolisti e negazionisti, che si è sviluppato nello svolgimento delle precedenti inchieste. In un anno e mezzo di attività ha svolto fino ad oggi 197 audizioni, di queste 71 sono stati esami testimoniali.

Ha svolto 8 missioni visitando 3 basi navali, 9 poligoni, 1 base aeroportuale ed il centro radar del MUOS. Anche nel corso delle missioni sono state effettuate numerose audizioni ed esami testimoniali.

Sono stati acquisiti i documenti di valutazione del rischio di molti poligoni, ma purtroppo non è stato possibile acquisire tutti quelli delle basi delle nostre missioni all’estero.

Sulla base di questo lavoro ha maturato una diversa convinzione, coadiuvata dal lavoro di esperti nelle varie discipline interessate, giuridiche, mediche e scientifiche, consulenti della Commissione: nelle Forze Armate ci si ammala e si muore non per la presenza di fattori di rischio, che esistono in tutto il mondo del lavoro, ma perché la sicurezza sul lavoro non viene garantita come dovrebbe.

Sulla base di questa convinzione è stata presentata, il 23 giugno 2016, una proposta di legge A.C. 3295 (con 175 firmatari, di tutti gli schieramenti) che ha iniziato ad essere discussa dalle Commissioni Lavoro e Affari Sociali soltanto il 22 marzo u.s.

Si tratta di un’iniziativa legislativa per superare una condizione che autorevoli esperti hanno definito di “giurisdizione domestica”. Infatti, chi si ammala è un militare, chi gli ha ordinato le attività che lui ritiene causa della sua patologia è un militare, il medico che deve verificare il nesso di causalità è un militare, chi

deve riconoscere il risarcimento è un organismo militare in prima battuta (CMO) e in seconda istanza un organismo dove i relatori sono per lo più medici militari (CVCS).

Questa autoreferenzialità va superata garantendo a chi si ammala di essere giudicato da un soggetto terzo, autorevole, competente, che si pronunci in tempi brevi. Un riconoscimento dell’istanza che arriva dopo 8-10 anni è già un’ingiustizia. L’INAIL ha le carte in regola per svolgere anche per i militari, attraverso la cosiddetta “gestione per conto”, già attivata per le altre amministrazioni dello Stato, la funzione che svolge per tutti gli altri lavoratori, indipendentemente dalla professione e dalla personalità giuridica del datore di lavoro.

La vigilanza sulla validità delle misure di previsione e riduzione del rischio non può essere garantita senza l’intervento di soggetti caratterizzati da terzietà ed autonomia. Non può continuare una situazione in cui il controllore è gerarchicamente subordinato al controllato. Questo punto ha già trovato una autorevole conferma in una decisone della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) che ha condannato lo Stato italiano proprio perché a valutare le richieste di un militare di leva erano stati solo e soltanto organismi militari o a prevalente presenza di ufficiali medici delle forze armate.

Non c’è più tempo da perdere. Sono in gioco la salute e la vita di migliaia di persone e la salubrità dell’ambiente.

Gli stessi dati della Difesa parlano chiaro. Le istanze di militari affetti da patologie, e si tratta di dati aggiornati al 2015, risultano:

 uranio correlate, 549 pervenute; 242 accolte; 175 respinte; 132 in istruttoria;

 amianto, 612 pervenute; 288 accolte; 157 respinte; 167 in istruttoria;

  •   radon, 64 pervenute; 17 accolte; 28 respinte; 19 in istruttoria;
  •   multifattoriali, 841 pervenute; 139 accolte; 455 respinte; 247 in istruttoria.

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